Egli non è visto né come un ricevitore di influenze provenienti dall’ambiente, né come il risultato esclusivo del proprio patrimonio genetico. Al contrario, è considerato egli stesso attivo costruttore delle proprie conoscenze e propulsore delle proprie capacità intrinseche.
Il bambino non è assolutamente un contenitore da esporre a stimoli ambientali affinché possa riempirsi poco a poco: egli è il progettista, il costruttore delle proprie competenze.
Nei suoi studi, Piaget osserva attentamente che da 0 a 24 mesi, periodo da lui denominato sensomotorio, il bambino passa gradatamente dall’applicazione di semplici riflessi primari -che svilupperanno poi in schemi d’azione quali risultato di scoperte casuali- a una vera e propria forma di progettazione delle proprie azioni che sono state interiorizzate; questa dimostra la comparsa della capacità di rappresentazione mentale, cioè la capacità di pensare un oggetto anche se non è in sua presenza.